Galateo #1: Le basi del buon contegno parte 1
Il primo capitolo, tratto dal libro "Il successo nella vita - Galateo moderno", intitolato "Le basi del buon contegno", è stato diviso in due parti e verrà trascritto per intero.
F.M.C.
IL SUCCESSO NELLA VITA
GALATEO MODERNO
DI MARIO BRELICH DALL'ASTA
LE BASI DEL BUON CONTEGNO (PARTE 1)
LEGGI FONDAMENTALI DELLA CONVIVENZA CIVILE
Se in una società convenuta occasionalmente poniamo la questione: chi sia la più simpatica tra le persone presenti, la risposta sarebbe più o meno unisona, e la scelta cadrebbe su alcune poche persone. Escludiamo naturalmente dalle nostre considerazioni l'influenza dell'attrazione sessuale, e non pensiamo quindi ad una sala da ballo dove signore e signori si osservano reciprocamente per poter poi decidere per il «si» o per il «no»; pensiamo invece p. e. ad un circolo frequentato esclusivamente da signori o esclusivamente da signore, o magari a un ufficio, dove valgano le stesse premesse, e noi troveremo sempre e dappertutto delle persone bene accolte e benviste, e viceversa delle persone a cui nessuno bada, giudicate da quasi tutti, noiose e sgradevoli. Quest'osservazione la possiamo far già sin dai primi anni dell'adolescenza, perché anche a scuola, come tutti sanno, si trovano in ogni alunni benvisti e alunni invisi a tutti.
Dove si nasconde dunque questa forza magica che ha la capacità d'esercitare tanta influenza? Come possiamo acquistarla anche noi? Che dobbiamo fare per poter essere anche noi tra quei vittoriosi, a cui tutte le strade sembrano aprirsi per una marcia gloriosa?
Questi uomini popolari posseggono anzitutto una qualità importantissima: il buon contegno. Sentono quasi istintivamente le numerose leggi non scritte, che rendono facili e gradevoli i rapporti sociali tra gli uomini. Essi fanno dappertutto una «buona impressione» e quindi vengono accolti sempre con compiacenza e cordialità.
Il buon contegno — è un concetto molto vasto, che ha però una base molto semplice. La base di ogni legge del buon contegno è il senso di riguardo che dobbiamo al nostro prossimo.
Non dobbiamo mai passare davanti agli altri, ma tenerci sempre al nostro posto, tra il superiore e l'inferiore, sì da incitare gli altri a tenere lo stesso contegno verso di noi. Il tatto è subordinato al senso di discrezione, che ciascuno possiede, più che basato su norme fisse o sulle leggi comuni del buon contegno. È di grande importanza tenere a mente che le leggi del buon comportamento sono sempre dettate dalla stime e dal riguardo che ogni uomo deve al suo prossimo. Parleremo più tardi dettagliatamente delle leggi del buon contegno, ora vogliamo, in prima linea, mettere in rilievo la più importante delle nostre osservazioni:
Il buon contegno — è un concetto molto vasto, che ha però una base molto semplice. La base di ogni legge del buon contegno è il senso di riguardo che dobbiamo al nostro prossimo.
Non dobbiamo mai passare davanti agli altri, ma tenerci sempre al nostro posto, tra il superiore e l'inferiore, sì da incitare gli altri a tenere lo stesso contegno verso di noi. Il tatto è subordinato al senso di discrezione, che ciascuno possiede, più che basato su norme fisse o sulle leggi comuni del buon contegno. È di grande importanza tenere a mente che le leggi del buon comportamento sono sempre dettate dalla stime e dal riguardo che ogni uomo deve al suo prossimo. Parleremo più tardi dettagliatamente delle leggi del buon contegno, ora vogliamo, in prima linea, mettere in rilievo la più importante delle nostre osservazioni:
L'essenza della delicatezza o tatto
La delicatezza o tatto non è una qualità esteriore, né una qualità imparata. Il voler essere gradevoli a qualcuno mediante un piccolo servizio o riguardo, è piuttosto l'espressione di un'educazione, d'una cultura del cuore, d'una raffinatezza dell'anima. La delicatezza cerca di compiere soltanto cose gradite e piacevoli e di toccare le cose spiacevoli dal lato meno dolente, ed anche soltanto in caso inevitabile. La delicatezza si studia di passar sopra alle debolezze degli altri, fingendo di non accorgersene. La delicatezza consiste in un certo calore, capace di togliere alle forme, costumi e leggi la loro rigidità, e rendere così il comportamento naturale e sicuro, ciò che è indispensabile. La delicatezza indica in ogni caso, chi la possiede, cosa debba fare e come gli convenga di agire.
La delicatezza esige l'adattamento della propria persona ad un contegno senza stravaganze o bizzarrie. Le summenzionate persone benviste e popolari hanno sempre riguardo ai loro prossimi e cercano di immedesimarsi nelle situazioni e stati d'animo degli altri. Agiscono con grande sicurezza, che il loro comportamento debba essere gradito agli altri e forse nella loro subcoscienza, pensano costantemente: «Che cosa proverei io se un altro mi trattasse così o agisse come agisco io?».
Di fronte a questi, ci sono individui che vogliono ad ogni costo attirare l'attenzione sul loro comportamento. Con ogni moto, con ogni parola sembrano dire «Attenzione, adesso vengo io! Vedete un po' che nobili parenti ed amici ho io, che grande ingegno posseggo, che brav'uomo sono, di quante esperienze dispongo io, io di quante rare doti e di quante buone relazioni; come ho fatto capire a quest o quel tizio, — che non voleva prendermi debitamente in considerazione — chi sono io. Insomma sappiate che io sono un esemplare straordinario dell'umanità». Simili uomini si fanno dappertutto largo, si spingono avanti, parlano e ordinano ad alta voce, offendono qui, feriscono lì, senza mai pronunciare una parola di scusa. Tutto il loro comportamento è una costante provocazione degli altri, che vanno modestamente per la strada. Tali persone non potranno destare mai nei loro prossimi una vera simpatia, neanche se possiedono rilevanti vantaggi esteriori, come bellezza fisica, o alta posizione sociale, o origine nobile. Trattando simili persone si ha il senso sicuro che in esse manca qualcosa: ed è appunto il tatto, la delicatezza istintiva che manca loro e di questo senso del tatto, della delicatezza vogliamo ora parlare.
Il senso della delicatezza non si acquista solo per insegnamento altrui, poiché esso dipende in gran parte anche dalla disposizione e dal carattere dell'individuo; si può acquistarlo con attenta riflessione, ed è ed è suscettibile di miglioramento. Oltre all'esempio di un ambiente delicato, la riflessione sui diversi e opposti caratteri degli uomini può esercitare una grande influenza e fortificare il senso della delicatezza.
Sebbene, nella parte prima del nostro volume, si tratterà ripetutamente delle questioni della delicatezza, vogliamo dare già si d'ora alcuni esempi per chiarire, quanto più sia possibile, questo concetto di straordinaria importanza. Diretta sempre dal cuore e dal cervello, la delicatezza può venir espressa generalmente in due modi: nel parlare e nell'agire.
Delicatezza nel parlare
La delicatezza d'una persona di palesa molto evidentemente nel modo col quale partecipa ad una discussione; o come la conduce. Non è sempre facile organizzare tutto in modo, che nessuno dei presenti sia trascurato, ed ogni membro della società si trovi a suo agio. Già nella scelta dell'argomento si paleserà tosto la delicatezza o la sgarbatezza dell'individuo. Possibilmente bisogna scegliere argomenti che non feriscano nessuno, che siano alla portata di tutti, alla cui discussione tutti possano prender parte, e che escludano dei forti conflitti di opinioni opposte.
Il tatto di una persona beneducata evita la scelta di temi che rammentano fatti che si vorrebbe dimenticare, che fanno male o che offendono qualcuno. Così p. e. non si deve mai parlare in persone più in età di cose e di avvenimenti che non potranno più vedere. Sarebbe una grande indelicatezza parlare di divertimenti del carnevale in una casa colpita poco tempo innanzi da un lutto o parlare innanzi a gente povera dei godimenti che si possono procurare soltanto con mezzi rilevanti, di cui essa non dispone. Così pure sarebbe molto indelicato citare ad un malato dei casi simili al suo, che terminarono poi con morte, con cecità, o con qualsiasi altra disgrazia.
Molte indelicatezze si compiono con la narrazione di scherzi o barzellette non adatti, che sia che in tal modo si supponga nell'uditore un livello morale e spirituale troppo basso, sia che lo si esponga intenzionalmente alla critica o alla burla pubblica.
Di persone o fatti degni di stima e venerazione non si parli in quelle situazioni che possano degradare o avvilire gli stessi. P. e. non si deve mai dire il nome di signore che si stima, raccontando di averle vedute in trattoria ad ora avanzata, in una società alticcia. Tanto meno è lecito parlare: p. e. all'inaugurazione di un monumento per i caduti in guerra, della partita di briscola della sera precedente.
Una delle più importanti leggi fondamentali del buon contegno e della delicatezza è la pazienza coi nostri prossimi. Per esse chiari, bisogna lasciare ognuno felice al proprio modo, aver riguardato alle sue opinioni, comprendere le sue passioni, lasciar vedere le sue qualità e passare con leggerezza sui suoi difetti. Nel campo della politica e della religione non si deve mai condannare coloro che hanno un'altra convinzione, né si deve sprezzarli e constatare che valgano meno di noi. Il burlarsi dei riti religiosi dimostra la perfetta mancanza di tatto.
«Errare humanum est». errare è da uomo, il proverbio dice pure: «non c'è uomo che non erri, né cavallo che non sferri» E perciò bisogna guardarsi dal respingere chi dice la sua opinione, come se si trattasse d'un propinatore di veleno. Si deve sempre pensare che tutti possiamo sbagliare. Un sentimento obbiettivo di fronte all'opinione più stramba è legge indispensabile della delicatezza. Persone che vedono soltanto il fuscello nell'occhio altrui e non la trave nel proprio; non potranno evitare di venire giudicate presuntuose, il che impedirà loro di raffinarsi perché mai si può liberarsi da un errore, se prima non abbiamo riconosciuto il nostro torto. La conoscenza di se stesso è il primo passo verso il miglioramento.
Una premessa della delicatezza nel comportamento è la modestia. Persone a cui manca questa qualità, discorrendo, cercano sempre di mettere in rilievo la propria individualità. Spesso, incapaci di seguire con attenzione ed intendimento un tema, cercano di guidare la discussione su un terreno personale, onde non essere condannate a tacere. Però un uomo delicato e beneducato potrà sempre colorire i temi generali colla narrazione di un'avventura interessante della sua vita: ciò sarà sempre gradito a tutti gli uditori: però, terminata la sua narrazione, egli dovrà ritornare subito al tema generale e non trattenersi troppo a lungo sulla sua propria persona.
Un uomo modesto e delicato non si vanta di certi vantaggi e stravaganze. Egli non accentua in una forma insopportabile, la sua coltura generale, le sue genialità individuali, non si fa interessante, lagnandosi di piccoli mali, debolezze o mancanze, insomma: cerca di trascurare quanto possibile di mettere in rilievo se stesso.
Questa postergazione della propria persona, è raccomandabile sopratutto per non mettere in ombra le altre persone. Perciò dobbiamo sempre riconoscere i vantaggi e le buone qualità di un altro, sia in sua presenza che in sua assenza. Niente fa peggiore impressione, che il negare, il burlarsi, il parlare male di uno che viene lodato dalla società. Certamente non sono geni tutti coloro che si proclamano tali ad alta voce. Ma se qualcuno ha dimostrato veramente di avere talento e di aver avuto dei successi, soltanto uno spirito meschino gli negherà l'approvazione e la lode. Ci sono persone che in simili casi, dimostrano una perfetta noncuranza ed ignoranza come se nulla sapessero dei successi, dei fatti, dell'esistenza dell'altro, soltanto per non dover approvare. Sebbene quest'ignoranza — come tutte le ignoranze ostentate intenzionalmente — sia molto indelicata, in certi casi può anche essere dettata dal tatto e può essere molto amabile, quando si tratti p. e. di evitare un incontro sgradevole, o una discussione spiacevole.
Non è lecito prender nota neanche delle debolezze altrui. È molto indelicato, e dimostra mancanza di grande tatto, burlare e punzecchiare persone di cui è nota la sensibilità. Si deve fingere di non vedere gli errori che altri commettono e non se ne parla. E non curiamoci neanche delle stravaganze nel modo di vivere degli altri, né facciamo mai in proposito osservazioni o burle.
Una persona che abbia disgraziatamente un difetto fisico, esige un trattamento anche più delicato. Si dovrà evitare ogni gesto, ogni parola che possa eventualmente ricordare alla persona la propria deficienza o fargli sentire che il suo difetto fisico attira la nostra attenzione. Così il tatto ci prescrive di essere molto cortesi verso coloro che hanno l'udito debole e di parlare con loro molto chiaramente e distintamente.
Noi potremo riscontrare in molte persone delle piccole passioncelle, talvolta anche delle stravaganze. Bisogna lasciar loro queste piccole debolezze, anzi si deve rispettarle e degnarle d'attenzione quando ne parlano. Uno sarebbe felice se potesse dirsi possessore d'una bicicletta, un altro, invece, non è già più contento della sua piccola automobile, ma vorrebbe avere una macchina di lusso, e forse ambisce e sogna di acquistarsi un areoplano. Ora, se il «ciclista» racconta a tavola agli amici dei suoi bei progetti per l'estate di girovagare pel mondo sulla sua amata bicicletta, sarebbe grande e imperdonabile sgarbatezza da parte dell'«automobilista» di dichiarare il ciclismo uno «sport» volgare e spregevole. Se siamo anche di origine nobile, o sentiamo di essere anche intellettualmente superiori agli altri, per delicatezza non lo faremo mai sentire. Ma quante volte possiamo osservare tali mancanze di tatto nelle più diverse società!
Un segno di poco tatto è p. e. anche parlare in società ad alta voce di soggetti e di fatti sgradevoli agli altri. Altrettanto sgarbato è di fare osservazioni generalizzartici in luoghi pubblici, come p. e, di inveire nel tranvai contro un partito politico, di cui vediamo la targhetta all'occhiello del nostro vicino; in generale tratteniamoci dal fare osservazioni sfavorevoli su certi gruppi di persone, specialmente poi se sappiamo in vicinanza u loro aderente.
Similmente è una mancanza di tatto sussurrare all'orecchio di qualcuno, in presenza di altre persone, che istintivamente possono avere la sensazione che si parli di loro. Una grandissima sgarbatezza, anzi una cosa altrettanto ridicola che orrenda, è il voler richiamare l'attenzione di qualcuno su una terza persona, con sguardi espressivi o magari facendogli maldestramente dei cenni.
Altri esempi per «Delicatezza nel parlare» troveremo nel capitolo intitolato «I ritrovi».
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